sabato 12 marzo 2016

Outsiders

Molti tifosi e addetti ai lavori sono concordi nell'affermare che il Campionato di calcio inglese sia il più bello del mondo. Ma perché?

Una volta, qualche anno fa, sono entrato a Old Trafford, il tempio sacro dei Red Devils del Manchester United, e mi sono accorto che lì dentro si respira un'aria diversa. Il prato verde e perfettamente curato, le tribune senza barriere, a pochi metri dalle quali ogni domenica si fronteggiano senza risparmiarsi alcuni fra i più talentuosi campioni del mondo, lo stadio sempre pieno, qualunque sia il peso specifico della partita in corso; certo, la cornice è affascinante. Ma deve esserci dell'altro, e ce ne accorgiamo dando un'occhiata alla classifica del campionato in corso.


Siamo a nove giornate dal termine. In vetta, a +5 sulla diretta inseguitrice, c'è una squadra, il Leicester, che quest'estate si poneva come obiettivo primario la salvezza, e che invece ha mantenuto il comando praticamente per tutta la stagione appena trascorsa, addirittura irridendo a casa loro i miliardari sceicchi del Manchester City, dati per favoriti a inizio torneo. Al secondo posto, i londinesi del Tottenham Hotspur, che pur potendo contare attualmente su un ricco apparato societario e su una rosa non priva di elementi di talento, non vincono un campionato dal 1961. Terzo, l'Arsenal, squadra certamente più blasonata delle due che la precedono in classifica, ma che, sotto l'egida di mister Wenger, al netto delle proprie possibilità, fin troppo spesso negli ultimi anni è stata ridotta a comprimaria dei vari Manchester United, Chelsea e Manchester City, e quindi presumibilmente assetata di rivincita.

Per questa sua imprevedibilità e per la grande varietà di squadre potenzialmente coinvolte nella lotta al titolo, il Campionato inglese catalizza l'attenzione di così tanti appassionati, e non solo in tempi recenti. Nel solo dopoguerra ben 16 squadre diverse si sono laureate Campione d'Inghilterra almeno una volta; tutt'altra storia rispetto al campionato italiano, in cui, a parte sporadiche eccezioni, l'hanno più o meno sempre fatta da padrone la Juventus e le due milanesi. Fra esse, notiamo anche candidate piuttosto improbabili se viste nell'ottica odierna, come il Wolverhampton o il Burnley. Eppure, dietro a questi semplici nomi spesso si nascondono delle meravigliose storie di sport.


Come spesso accade, alle vittorie delle squadre "piccole" si associa la figura di un grande condottiero. E' stato così per l'Ipswich Town che, nel 1962, conquistò il suo primo (e finora unico) titolo, facendo esplodere di gioia l'East Anglia. In cabina di regia, Alf Ramsey, che a partire da quel trionfo fece strada; quattro anni dopo, siederà sulla panchina della Nazionale inglese dei due Bobby, Charlton e Moore, conducendola al suo primo e unico successo mondiale.

Ma se la storia dell'Ipswich Town è stupefacente, è poco o nulla a confronto di quella delle due squadre che salirono alla ribalta dal nulla durante il decennio successivo. Entrambe sono legate alla stessa persona, a mio parere il più grande allenatore della storia del calcio inglese: Brian Clough. Ex calciatore come Ramsey, uomo dal carattere sanguigno, a più riprese polemico coi media e con gli avversari, fra cui ricordiamo soprattutto il suo acerrimo rivale Don Revie, che guidò un'altra grande oggi decaduta, il Leeds, a ripetuti successi; potremmo semplicisticamente definire Clough un antesignano di Josè Mourinho, con la non trascurabile differenza di non aver mai avuto, a differenza del portoghese, la possibilità di contare su ricchi investitori per rifarsi la rosa. Al suo nome sono legate due delle favole più belle e improbabili del calcio d'Oltremanica.


In primo luogo, il Derby County. La squadra galleggia fra la Seconda e la Terza Divisione per quindici anni, fino a che non viene affidata a Clough nel 1967. Nel giro di due anni, arriva la promozione in First Division; la Cenerentola d'Inghilterra sorprende tutti e, al primo tentativo, aggancia il quarto posto. Ma nemmeno il tifoso più ottimista può immaginare cosa succederà in seguito; i Rams volano e, nel 1972, conquistano il primo titolo nazionale della loro storia. L'anno successivo, in Coppa dei Campioni, saranno sconfitti soltanto in semifinale dalla Juventus, peraltro favorita da un arbitraggio discutibile che porterà un infuriato Clough a definire gli italiani "cheating bastards", bastardi imbroglioni.


Il Derby County, andato via il suo manager, sulla scia dei recenti successi ripete l'exploit del 1972 due anni dopo, prima di sprofondare nuovamente nell'anonimato. Clough invece farà ancora meglio, e lo farà con un'altra squadra di seconda fascia, il Nottingham Forest. Assunto il comando nel 1975, in due anni la conduce in Prima Divisione, e l'anno seguente vince subito il titolo. E' l'inizio di un'epopea incredibile; nei due anni seguenti, il Forest conquista altrettante Coppe dei Campioni, e a tutt'oggi risulta l'unico club ad aver vinto più massimi titoli europei che campionati nazionali.


Nel 1992 la vecchia First Division inglese si converte nell'odierna Premier League per motivi legati ai diritti televisivi e alle sponsorizzazioni; cambia il format, ma non le sorprese. Ne è un esempio la stagione 1994-95, al termine della quale il Blackburn Rovers del tandem d'attacco Shearer-Sutton (49 gol in due a fine campionato) è Campione d'Inghilterra, vincendo solo all'ultima giornata la strenua resistenza del Manchester United di Alex Ferguson e dei vari Keane, Giggs, Scholes e Cantona. Per i Rovers è il primo titolo dal lontano 1914.


Dalla fantastica vittoria di Shearer e compagni, la sempre più commercializzata Premier League è sempre stata dominata dalle Big Four (Manchester City e United, Arsenal, Chelsea)...almeno fino a questa stagione. La storia del Campionato inglese ci ha insegnato che nello sport sognare non è vietato, e sappiamo tutti che prima o poi la storia, in un modo o nell'altro, finisce per ripetersi. Speriamo quindi che Claudio Ranieri e le sue Foxes ci dimostrino ancora una volta che nel calcio, come nella vita, i miracoli possono avvenire.





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